Cavatappi (1139)

Una domanda che mi faccio spesso è: mi bevo o non mi bevo una birra? O del vino. Insomma bevo o non bevo? Me lo chiedo continuamente. Non la mattina, certo. Diciamo verso sera. Come l'altra sera, che passo a trovare zia Mariuccia e lei mi parla delle sue ortensie e io annuisco e dico le ortensie, certo, ma in realtà sto pensando: me la bevo o non me la bevo, 'sta birra? A quel punto basta davvero niente per farmi decidere per il sì o per il no. Per esempio zia Mariuccia mi dice di entrare, che ci beviamo qualcosa. Ti bevi una birra, Joey?, mi chiede. Io faccio finta di pensarci su. Di non averci pensato fino a quel momento, di non pensarci continuamente. Mm? Una cosa? Una birra? Ma sì, dai, dico come se fosse uguale. Lei allora mi fa: o se preferisci una bibita. Zia Mariuccia dice ancora bibita. Io faccio finta che sia allettante, una bibita. Una bibita invece di una birra. Mm, penso, come se stessi soppesando. Ma sì, vediamo, dico. Poi quando siamo dentro, prima che arrivi al frigo e le venga in mente di darmi davvero una bibita, dico: senti, zia, mi sa che bevo una birra. Allora lei prende la birra dal frigo. Lo fa con calma. Mi dà un tovagliolo. Boh. Poi il bicchiere. Lo guarda in controluce. No questo non va bene, dice. Altro bicchiere. Io intanto sorrido e la osservo con calma, come se non me ne fregasse niente, ma sì, mettiamoci tre ore. Dammela, questa birra, o non darmela, è uguale! Ecco cosa dice il mio sorriso. Poi mi mette la birra sul tavolo. Chiusa. E comincia a cercare il cavatappi. Ma dove l'ho messo?, dice frugando in un cassetto dove è evidente, lo vedo da lì, che il cavatappi non c'è. Magari è il cassetto dei bottoni. Dei tovaglioli. Delle supposte. E lei cerca. Stupida vecchia, penso. Purtroppo non so stappare la birra con qualcosa che non sia un cavatappi, il mio amico Giorgio usa un accendino, la mia amica Carla le chiavi della macchina, la mia amica Paola il bordo del tavolo, il mio amico Roberto i denti. A me invece serve il cavatappi. Ma zia Mariuccia non lo trova. Allora arriva e fa per riprendersi la birra. Io afferro la birra con la mano. La tengo stretta. Zia Mariuccia mi guarda. Non ho il cavatappi, tesoro, dice. Trovalo, penso. Lo cerco io, zia, le dico sorridendo. Penso di averlo prestato alla Carolina, dice zia Mariuccia. La Carolina è la vicina di casa, altra vecchia. Ah sì?, dico, allora vado a riprenderlo! Zia Mariuccia mi guarda dubbiosa. Io le sorrido. Ho una bibita, se vuoi, mi dice, quella ha il tappo a vite. Le sorrido. Le accarezzo la testa. Le do un bacio in fronte. Ci metto un attimo, le dico. Ma guarda che… comincia a dire lei, ma io sono già fuori, scavalco la rete, attraverso il giardino di Carolina, arrivo alla porta, suono, busso, grido: Carolina! Carolina! Ma niente. Non c'è. Impreco, prendo a calci un vaso. Carolina!, grido ancora. Passa uno in bici, in strada. Rallenta, mi guarda. Ha un cavatappi?, grido mostrando la birra. Lui se ne va pedalando più forte. Imbecille, penso. Con una bici figurati se non riuscivamo ad aprire una birra, penso. Dopo cinque minuti sono di ritorno da zia Mariuccia, col cavatappi e un'espressione trionfante. Mi siedo, stappo la birra, ne bevo metà con un sorso. Ahh, dico. Zia Mariuccia mi fa: dove l'hai preso il cavatappi? Sta bevendo una Fanta. Meglio, penso, più birra per Joey. Mm?, le dico. Da Carolina, dico. Zia Mariuccia aggrotta la fronte. Ma è andata in pellegrinaggio martedì, mi fa. Stavo per dirtelo, mi fa. Ah sì?, dico io. Pensa un po', dico. E finisco la birra. Poi vado al frigo e ne prendo un'altra, la stappo, mi siedo e comincio a berla. Pellegrinaggio, eh?, dico. Eh già, dice zia Mariuccia, sospettosa. Forte, le dico mentre vado a prendere la terza birra.

19.10.22