Tonno carismatico (1159)

Ieri al supermercato a un certo punto vedo Osvaldo. Credo fosse Osvaldo, almeno. Se era lui, Osvaldo non lo vedevo da venticinque anni, più o meno, ma anche allora avevo il dubbio che non fosse lui, e comunque Osvaldo non lo vedo da venticinque anni anche se ieri non era lui, ma, mi rendo conto adesso, se non era lui nemmeno venticinque anni fa, quand'è l'ultima volta che ho visto Osvaldo? E l'ho davvero mai visto, Osvaldo? Intendo: e se non era lui nemmeno quando lo vedevo regolarmente? Se non l'ho mai visto, questo Osvaldo, nemmeno quando credevo, quando ero sicuro di vederlo? Non che fosse un fantasma, eh. Non credo ai fantasmi. Dico solo che c'è uno, in giro, che è il sosia di Osvaldo, e chissà invece dov'è Osvaldo, l'originale. E chi dice che quell'altro sia l'originale e non questo di ieri? Va be'. Comunque, mettiamo che, quando frequentavo regolarmente Osvaldo, si trattava proprio di Osvaldo. Ecco, saranno trent'anni, che non lo vedo. E poi ieri lo trovo al supermercato. È in tutto e per tutto uguale a Osvaldo, solo che è completamente ingrigito, come se gli avessero rovesciato in testa un secchio di cenere. Che poi mica lo frequentavo regolarmente, Osvaldo, eravamo una compagnia numerosa e c'era anche lui, ma era più grande e con me che ero più piccolo parlava poco, giusto qualche frase di uno che, a vent'anni, ha già capito tutto della vita, e io, che ne avevo quindici, pensavo fosse proprio così, Osvaldo aveva capito tutto della vita, anche se non diceva mai niente, non era uno che voleva condividerlo, il proprio sapere, te lo trasmetteva direttamente (non il sapere, ma che sapeva). Che tipo Carismatico, Osvaldo!, pensavo allora. Ma adesso, vederlo lì, completamente ingrigito, che faceva la stessa cosa che facevo io, cioè scegliere i pomodori, non so, non mi sembrava più tanto carismatico. Magari lui li sceglieva bene, però. Ma, certo, mi sembrava proprio Osvaldo. Così lo guardo e penso: Osvaldo! E lui mi sta guardando anche lui e secondo me sta pensando: Joey! E aspetto che mi saluti. Lo guardo con più insistenza, sorridendo. Osvaldo!, penso ancora. Lui però abbassa lo sguardo e riprende a esaminare i pomodori. Io penso: boh. Cioè, cazzo, Osvaldo, sono trent'anni che non ci vediamo. Butta lì un come va', fai un cenno col mento, che ne so. Ma niente. Allora me ne vado e continuo a fare la spesa senza più pensare a Osvaldo, e così lui (senza più pensare a Joey, dico, perché Osvaldo, a Osvaldo, ci penserà tantissimo, ci scommetto). Sarà stato veramente Osvaldo?, penso mentre non penso più a Osvaldo, mentre, nascosto dietro una cassetta di verze, lo osservo pesare le patate. Poi me ne dimentico, questa volta sì. Giusto un paio di occhiatine mentre prende il tonno in scatola in offerta (eh, mica tanto carismatico, Osvaldo, prendere il tonno in offerta). Poi basta, gli tiro giusto un pacchetto di cotton fioc, da lontano, lo manco. Poi basta, vado in cassa e faccio dire alla cassiera all'altoparlante "Il signor Osvaldo è pregato di recarsi carismaticamente alle casse", ma niente. Poi basta. Pago, esco, e, per puro caso, non per un preciso calcolo geometrico, nel parcheggio incontro ancora Osvaldo. Questa volta ci guardiamo per bene, negli occhi, mentre ci camminiamo incontro. E io lo guardo e penso: Osvaldo! E lui mi guarda. Mi aspetto che mi sorrida, ma niente, niente di niente, lo incrocio e se ne va, per sempre, per altri trent'anni o forse più. E allora mentre metto la spesa in macchina penso: non mi ha riconosciuto. Pazzesco. Sono così cambiato? Forse sì. In fondo quando mi ha visto avevo solo quindici anni. Un po' sarò cambiato. Per esempio a quindici anni non avevo la barba, penso. Né la patente. Cazzo, penso. Osvaldo! Così mollo la spesa, vado da Osvaldo, che sta per salire in macchina (un'utilitaria, un graffio sulla portiera), gli metto una mano sulla spalla, lui si volta e gli dico:
«Osvaldo, scusa, ma non mi hai riconosciuto!».
Osvaldo mi guarda e dice:
«Joey Baruffa, certo. Ti ho visto prima dai pomodori».
Mi ha fatto ridere.

5.2.23