Cose II (1175)

Ieri mi sono imbattuto nel trailer di un film di supereroi, credo. Ci sono Ben Affleck e un altro attore famoso che parlano tutti in modo melodrammatico e serissimo, come se quei tizi non fossero in costume. A un certo punto un personaggio dice: «Quindi tu puoi andare indietro nel tempo». Mi ha fatto ridere. Poi un altro personaggio dice: «Cambiare il passato cambia il futuro». Qui ho pensato: be'. Chissà perché c'è questa idea che se uno torna indietro nel passato e, per dire, sposta un soprammobile nella cucina di sua nonna, poi torna nel futuro e invece di avere una Jaguar ha un calesse. Non credo funzionerebbe così. Dovrei chiedere al cugino del mio amico Giorgio, che fa il fisico (ma una volta gli avevo fatto una domanda sull'argomento e lui mi aveva risposto: che ne so?), ma essendo il mio taccuino elettronico penso di poter dire la mia. Secondo me se sei nel presente A e torni nel passato A e cambi le cose, da lì in avanti parte il futuro A2. Non è che, nel momento in cui scompari dal presente A perché sei andato nel passato A, il presente A smette di esistere e smette di andare avanti per i fatti suoi: non sei il perno dell'universo, sei solo un tizio che va avanti e indietro nel tempo. Ciao e buone cose. Se poi però dal passato A decidi di andare avanti nel tempo, be' lì non so cosa succede, ma non credo tu possa tornare nel presente A, andresti avanti nel futuro A2, verso il presente A2, oppure, se tornassi nel presente A, sarebbe per l'appunto il presente A, esattamente come lo conoscevi, come lo hai lasciato, e questo perché nel tempo A ci sei tu che vai avanti e indietro nel tempo e cambi le cose e le cose sono come sono anche perché tu le hai cambiate. Potrebbe sembrare una contraddizione. Forse la è. Ma con i discorsi sui viaggi nel tempo è così. In ogni caso capisco che per i film di Hollywood questo non sia molto utile. Un tizio è nel presente, va nel passato, cambia le cose, torna nel presente ed tutto è uguale. E i tizi che aspettavano la sua impresa gli dicono: «Quand'è che vai nel passato? Non ricordo più se era oggi o sabato». Voglio dire, non si fanno grandi passi avanti, con la trama. Ma sicuramente sto trascurando qualcosa.

Mia madre stamattina mi chiama per dirmi che zia Mariuccia da dieci giorni ha il mal di pancia perché si è presa un virus rotondo. Rotavirus?, le chiedo. Sì, ecco, una cosa così, dice. Poi mi fa: comunque il medico le ha dato una cura. Io le dico: tre anni di pandemia non hanno insegnato niente? Non c'è una cura per i virus. Lei: sì sì, adesso ti saluto. E ha messo giù. Che poi non è vero, ho pensato mentre sorseggiavo il mio orzo tirando palline di pane ai vecchietti giù al parco, ci saranno sicuramente dei virus che vengono curati con dei farmaci, gli antivirali, eccetera. Va be' ma fortunatamente mia madre non lo sa.

Le pile ricaricabili sono una bella invenzione, ma è bene sapere che, per qualche ragione, scompaiono. Come i calzini nella lavatrice. Forse tornano indietro nel tempo? Be', un calzino non potrebbe fare molti danni. O forse sì. Pensate a un calzino che compare nel passato proprio in faccia a Chesley Sullenberg mentre sta per ammarare nell'Hudson, o in faccia a un chirurgo che sta operando un cervello. Insomma meglio se le cose restano dove sono. Le pile non so dove siano finite. Ma sono certamente ancora in questo tempo.

Non sopporto le persone che al supermercato prendono una cosa, cambiano idea e la abbandonano fuori posto. L'altro giorno c'erano delle fragole lasciate tra le uova. E un'altra volta ancora c'era una pizza surgelata in mezzo agli yogurt. Voglio dire, quanto potrai mai essere pigro? Sei in un supermercato, qualsiasi punto è raggiungibile in meno di venti secondi, meno di un minuto se sei un vecchio. Ma i vecchi non sono così maleducati. Anche se, penso ora, perché un vecchio non dovrebbe essere maleducato? Ci sono anche vecchi che sono dei pezzi di merda. Lo erano da bambini, lo erano da giovani, lo erano da adulti, lo sono da vecchi. Comunque è una cosa che mi dà fastidio a molti livelli: perché dimostra disinteresse per gli altri; perché dimostra disinteresse per l'ordine e la coerenza; perché dimostra ignoranza in fatto di igiene alimentare. Però naturalmente non riporto io l'articolo al suo posto. Vado a cercare un inserviente e, sottovoce, per dimostrare che ho a cuore l'immagine del supermercato, segnalo il problema. Poi seguo l'inserviente fin sul luogo del fattaccio e dico: vede? L'inserviente è sempre mortificato. Non so perché. Gli do un paio di pacche sulla spalla e gli dico: non importa, non è colpa tua. Ora però non penserai di rimettere quella pizza tra i surgelati come niente, no? Eccetera. Spero che un giorno qualcuno riconosca l'importanza del mio ruolo. Forse mi offriranno un lavoro, avrò un manganello e potrò girare tra gli scaffali e prendere a manganellate chi lascia la roba fuori posto. O anche chi non ha fatto niente di sbagliato. Male non fa, diceva mio nonno Raymond.

18.5.23