Tutto luppolato (1174 - II)

A ogni modo dopo le patatine sono mestamente passato al reparto birra per prendere almeno la mia birra preferita. Tutto ancora un po' risentito per la faccenda delle patatine di mais esaurite. Lì mi è venuta in mente zia Mariuccia che dice sempre: Joey, se i tuoi problemi sono aver finito le patatine al mais, vuol dire che hai una bella vita! Quanto è vero. E con questo pensiero mi è passato il malumore e ho subito cominciato ad apprezzare tutto quello che ho, ad esempio la mia birra, di cui già presentivo la gradevole effervescenza. Sei un privilegiato, Joey, mi sono detto, non dimenticarlo mai, mi sono detto procedendo sorridente, tutto luppolato. E a quel punto cosa vedo? Che anche la mia birra preferita non c'è più, perché in sconto. Cazzo!, ho detto tirando un pugno a un pacchetto di cracker nel cestello di una signora. Mi scusi, le ho detto, può cambiarli al reparto cracker, se non sono in sconto. Intanto, in prossimità del buco sullo scaffale dove di solito c'è la mia birra preferita c'era un tizio che con la mia birra preferita si era appena riempito il carrello. Sei confezioni da sei, si era preso. Da notare che, quando il buco è pieno, le confezioni sono appunto sei. Vale a dire che se le stava prendendo tutte. Eh no, bello mio, ho pensato, non così in fretta. Tra l'altro il risparmio complessivo era di 7 euro e 80 centesimi. Niente da dire, un bel risparmio, brava la nostra formichina, ti ci potrai comprare il carbone vegetale per curare l'aerofagia. Comunque mi è sembrato ingiusto. Così mi sono avvicinato, gli ho messo una mano sul carrello, lui si è voltato. Senti, gli ho detto, dammi uno di quei cartoni di birra. Silenzio. Per favore, ho aggiunto, ma con un tono che non si capiva se stavo dicendo per favore dammi uno di quei cartoni di birra o per favore non costringermi a prendermi con la forza uno di quei cartoni di birra. Eh?, ha detto lui. Poi ha guardato i cartoni. La mia birra?, ha detto. Mm, ho detto io, tecnicamente non è ancora tua, non l'hai ancora pagata. È nel mio carrello, ha detto lui. Non è il tuo carrello, gli ho detto, è di proprietà del supermercato. Ci ho messo la monetina, ha detto lui, l'ho noleggiato. Questo purtroppo sembrava essere fastidiosamente in prossimità del vero, dovevo aver incontrato l'unico altro filosofo di San Paco Llorente. Il carrello è temporaneamente tuo, gli ho detto, e te lo puoi tenere, te lo puoi portare a casa e ti ci puoi fare il bagno, o usarlo come griglia per il barbecue, per quanto mi riguarda, ma purtroppo non è un carrello magico, un carrello a usucapione istantanea, quello che ci metti dentro non diventa automaticamente tuo, infatti non è tuo finché non l'hai pagato, gli ho detto, convinto di averlo stordito con la mia eloquenza. Non sono d'accordo, ha detto lui, perché nel momento in cui… A quel punto sbuffando ho messo le mani nel carrello, ho strappato il cartoncino e sfilato una birra, quindi l'ho portata alla bocca, l'ho stappata coi denti, ho sputato il tappo nel cestello di un vecchio che stava controllando la scadenza del sidro e ne ho bevuto un bel sorso. Ahh, ho detto poi asciugandomi la bocca con la manica della giacca del vecchio, proprio buona! Il tizio con le trentacinque birre nel carrello è rimasto senza parole. Vado a chiamare la direzione, ha detto, allontanandosi. Bravo, bravo!, ho urlato io bevendo un altro po' di birra, chiama anche la sicurezza! Poi ho preso due cartoni di birra (lasciando quello che avevo aperto) dal suo carrello e mi sono avviato all'uscita.

11.5.23