Il barista ungherese (1191)

Sono seduto in un pub ungherese e sto bevendo la terza birra. Il barista non mi chiede neanche più niente, sono qui da tre giorni, quando ne finisco una ne arriva un'altra. Sempre senza dire niente mi dà una ciotolina con delle patatine. In ungherese ho imparato a dire: non parlo ungherese. Una birra media, per favore. Grazie. Prego. Il gatto mangia una mela. Non sono ancora riuscito a usare il gatto mangia una mela. Però oggi ero per strada ed è passata una donna che al telefono ha detto: il gatto. E poi altre parole ungheresi. Ero così felice di aver riconosciuto il gatto, comunque. La parola, dico; il gatto non lo conosco. Avrei voluto dire: mangia una mela? Anzi no, forse non so ancora padroneggiare la forma interrogativa, se ce n'è una. Avrei potuto solo affermarlo: mangia una mela! E lei, invece di pensare "guarda questo gentile signore che si preoccupa del mio gatto", avrebbe pensato "chi è questo sconosciuto che sa cosa fa il mio gatto?". Il barista ungherese mi dà le patatine, mi sorride e mi dice una frase ungherese che non capisco. Potrebbe essere: ci ho sputato sopra, pezzo di merda. O anche: sono le mie patatine migliori, pezzo di merda. O anche: pezzo di merda, pezzo di merda. Non me ne accorgerei. Ma perché dovrebbe dirmi pezzo di merda? Forse perché tutti i baristi odiano i propri clienti, dal momento che i clienti li fanno lavorare. Oh, se non ci fossero clienti!, pensano tutti i baristi. Che lavoro perfetto sarebbe fare il barista!, pensano. Le patatine sono buone, però, io ne vorrei un sacchetto intero ma non so dirlo. A volte il barista quando arrivo mi dice come va?, ma in inglese. Lo fa per mettermi a mio agio, in inglese potremmo conversare, ma io non voglio conversare, voglio conversare in ungherese. Potrei dirglielo. Non voglio nemmeno usare il traduttore, non è corretto. Uso l'ungherese che so. A volte il barista mi parla in italiano. Ha capito che sono italiano perché gliel'ho detto in inglese. Il suo italiano è come il mio ungherese. Lui lo fa per essere simpatico, credo, ma a me il suo tentativo non piace: voglio che parli ungherese, perché lui è il mio inconsapevole insegnante di ungherese. Ma forse lui sta imparando l'italiano e io sono il suo inconsapevole insegnante di italiano. In questo modo non impareremo mai niente. Forse lui dovrebbe parlare solo ungherese e io solo italiano, senza mai darci spiegazioni, senza concessioni, senza usare gesti o altre lingue o disegni. Ostinarci a parlare, proprio a conversare, lui in ungherese e io in italiano, e alla fine qualcosa dovrebbe succedere. O forse no. In effetti l'altra sera mi si è seduta accanto una vecchia. Parlava solo ungherese. Mi sorrideva e mi faceva delle domande, io non capivo niente. Le ho detto: Non parlo ungherese. Lei ha annuito. Poi mi ha detto qualcosa. In ungherese. Io ho scosso la testa. Lei ha ripetuto la frase più volte, una dozzina di volte, mi pare, e lì ho pensato che devo imparare anche un'altra frase, in ungherese, più utile di Il gatto mangia la mela, ovvero Continuare a ripetere una parola ungherese non mi farà capire che cosa vuol dire. O forse sì. Forse lei ha insegnato così l'ungherese a generazioni di avventori non ungheresi. Ecco perché mentre io sorrido e scuoto la testa dicendo Non parlo ungherese, lei insiste nel parlare ungherese. Lei sa quello che fa. So quello che faccio, forse mi sta dicendo in ungherese, alla fine imparerai, pezzo di merda. Be', magari l'errore è aver pensato fosse una buona idea imparare a dire in ungherese Non parlo ungherese. Andrebbe detta in italiano. Non parlo ungherese. O in qualsiasi altra lingua. Non parlo ungherese, in russo. Certo, c'è il caso che il tizio che ho davanti stia parlando non ungherese ma russo. Mi guarderebbe storto, che c'entra ora l'ungherese?, mi direbbe in russo. Io non capirei comunque.

14.7.23