Lascio sempre a Gâteau la possibilità di scegliere. «Non siamo mica in una dittatura,» le dico «non è che devo decidere io per te solo perché il mio cervello pesa un chilo e mezzo e il tuo solo venticinque grammi». Per esempio quando mi chiede la cena e io non ho voglia di alzarmi dal divano, le dico: «Senti, facciamo così, la cena te la do più tardi, altrimenti la finisci in un batter d'occhio e poi mi svegli stanotte anche se sono già sveglio. Diciamo tra un paio d'ore, ok? Miagola settantacinque volte se non sei d'accordo, o fai qualsiasi altra cosa se invece sei d'accordo». È un metodo democratico che funziona a meraviglia, ci troviamo benissimo.