Ci sono tutta una serie di tecniche speciali, associate alle osservazioni, di cui si occupa quella branca del sapere chiamata «filosofia della scienza». Una è l'interpretazione dei risultati. Per fare un esempio stupido, in una famosa storiella un tizio racconta a un amico che nella sua fattoria i cavalli bianchi mangiano più biada di quelli neri; lui non riesce a spiegarselo, finché l'amico non gli suggerisce che forse nella sua fattoria ci sono più cavalli bianchi che neri. Sembra ridicolo, ma pensate quante volte si fanno errori simili. «Mia sorella aveva il raffreddore, e in due settimane...» è uno di quei casi lì, in cui ci sono più cavalli bianchi. Il ragionamento scientifico richiede una certa disciplina, e dovremmo cercare di insegnarla, questa disciplina, perché errori di questo tipo non sono inevitabili oggigiorno, perfino ai livelli più bassi. Un'altra importante caratteristica della scienza è la sua obiettività. Dobbiamo sforzarci di guardare i dati delle nostre osservazioni in modo obiettivo, ben sapendo che, come sperimentatori, potremmo essere influenzati dalle nostre aspettative. Facciamo l'esperimento molte volte, e a causa di irregolarità varie (come granelli di polvere che cascano nello strumento) il risultato è diverso ogni volta; d'altra parte non si può avere tutto sotto controllo. Ci piacerebbe un certo risultato, e perciò quando si presenta diciamo: «Ecco, è proprio cosi». La volta dopo viene fuori una cosa diversa, e diciamo: «Sarà un granello di polvere nello strumento». Magari il granello di polvere c'era la prima volta, ma noi facciamo finta di niente.
Il senso delle cose, R. P. Feynman