Il mulo (1413)
Ieri sera aperitivo con la mia amica Carla. A un certo punto le racconto la storia di Ignazio di Loyola, che ho letto non so più dove. Le dico che un giorno, mentre sta andando in groppa al suo mulo, incontra un moro. I due si mettono a discutere di questioni teologiche e il moro contesta la verginità della Santa Vergine. Dice che può accettare l'idea che la Santa Vergine abbia concepito senza uomo, ma non che sia rimasta vergine anche dopo il parto. Ignazio cerca allora di convincere il moro ma non ci riesce, e il moro se ne va rapidamente per la propria strada. Ignazio resta lì, dispiaciuto e addolorato per non aver saputo difendere l’onore della Santa Vergine, e medita sull'eventualità di inseguire il moro e ucciderlo, si tormenta con questo dubbio e alla fine, stanco di esaminare cosa sia bene fare, decide di fare così: lascerà andare il mulo a briglia sciolta fino al bivio delle due strade: se il mulo prenderà la strada del moro, allora Ignazio lo inseguirà e lo ucciderà; se invece il mulo continuerà sulla strada maestra, lo lascerà vivere». «E com'è andata a finire?» mi chiede Carla. «Che il mulo ha continuato sulla strada maestra, Ignazio non ha ucciso il moro ma è andato avanti con la sua vita e, poi, lo hanno fatto santo». Carla alza un sopracciglio: «Be'... dice». E io: «Cosa?». E lei: «Avrebbero dovuto fare santo il mulo».