La mia amica Paola sta pensando di cambiare macchina.
Paola non è una che dice "cambio macchina" e cambia macchina. Lei prima ci deve rimuginare sopra. Settimane, mesi, anni. Paola compra una macchina e, mentre sta ancora uscendo dall'autosalone, comincia a rimuginare su quando dovrà cambiarla. Adesso però siamo nelle fasi conclusive del rimuginio: entro uno o due mesi dovrebbe proprio cambiarla.
Quando è in questa fase, Paola non vuole parlare del cambio di macchina se la macchina da cambiare è presente. «Ho paura che ci resti male» dice. Tu qui puoi annuire. Io di solito annuisco.
A volte però mi dimentico, tipo la settimana scorsa. Quando Paola passa a prendermi per andare a cena al Gou Sheng, salgo a bordo e le dico: «Allora, che macchina pensi di comprare?».
Paola mi fulmina con lo sguardo. Poi con un ampio gesto indica l'abitacolo che ci avvolge.
«Ah, giusto,» dico, «non vuoi che tu-sai-chi ci senta».
Paola annuisce. Quando scendiamo, mi fa: «Poverina, dopo tutti questi anni insieme… e poi, che ne sai, magari sente che voglio cambiarla e pensa: "Ah sì? Mi vuoi rottamare? Allora beccati questo!", e sterza contro un muro».
Sorrido. Lei mi guarda e mi fa: «Pensi che sia pazza, vero?».
Scuoto la testa e dico: «Vuoi bene alla tua macchina e ti preoccupi che possa soffrire per una frase indelicata, è molto bello invece».
Paola mi sorride e si sente compresa.
Poi aggiungo: «Stranamente però non ti importa che possa soffrire quando verrà prima smembrata da un branco di voraci elettrauti e carrozzieri senza scrupoli e poi schiacciata sotto una pressa fino a essere ridotta a un cubetto agonizzante di lamiera».
Paola smette di sorridere, i suoi occhi si inumidiscono: «Povera Guendalina!».
(Ah sì. Paola dà un nome alle sue macchine).
Tuttavia l’altro giorno, un po' a sorpresa, mi chiama e mi fa: «Vorrei andare in città a sentire per la macchina nuova, mi accompagni?».
«Certo» le dico.
«La voglio prendere verde fluo!» .
«Bella».
«Lo dici perché lo pensi davvero» mi chiede sospettosa, «o per farmi contenta?».
«Perché lo penso davvero» le dico. Col tempo ho imparato a pensare davvero le cose che fanno contente le persone, è più comodo.
Mezz'ora dopo è sotto casa mia.
Salgo in macchina e dico: «Ma cosa penserà tu-sai-chi del fatto che andiamo tu-sai-dove? Non sospetterà qualcosa?».
«Non capisco di che parli,» dice lei ad alta voce, «devo andare all’Esselunga a prendere l'anguria».
«Giusto» dico io. Poi aggiungo: «Lo sai che l’Esselunga è piuttosto distante da tu-sai-dove, no? È una bella sfacchinata».
Paola alza il volume della radio, poi si mette a canticchiare.
Arrivati in città e lasciata Guendalina al supermercato, mentre procediamo a piedi verso il concessionario Paola mi dà le istruzioni del caso:
«Allora, voglio spendere poco. E non voglio che mi freghino. Io però faccio la simpatica, a te spetta il ruolo del rompicoglioni, ti dovrebbe venire facile. Quando cercheranno di vendermi i tergicristalli di Swarovski, fingerò di trovarla un'idea allettante, allora tu interverrai e mi riporterai alla ragione, ok?».
«Ok».
«Ah: voglio la Bauletto Special 75 cavalli benzina, cerchi normali, ruote normali, non mi interessano diavolerie, purché sia verde fluo».
«Bauletto Special 75 benzina verde fluo. Registrato».
«Bravo ragazzo».
Altri dieci minuti dopo siamo nell'autosalone. Ci viene incontro un venditore, un certo signor Sartori, un uomo ben vestito sulla sessantina con una vaporosa chioma argentea.
«Buongiorno,» dice Paola, «vorrei informazioni sulla Bauletto Special benzina 75 cavalli verde fluo. Cioè, non è che voglio informazioni… la vorrei comprare, anche se… non oggi… ci voglio pensare un po', sa, non si compra un'auto così su…».
«Certo, andiamo alla scrivania» taglia corto il signor Sartori con l'entusiasmo di un becchino a cui dici "mio zio si è ripreso".
Io e Paola ci attardiamo a guardare un'automobile a caso e Paola sottovoce mi fa: «Mi ha già fatto incazzare».
«Vuoi che ci scambiamo i ruoli? Faccio io quello che sorride e tu la rompicoglioni?».
«No. Rispetta il piano!» mi sussurra lei.
Le sorrido. Quindi raggiungiamo Sartori e ci sediamo alla scrivania.
«Mi dà la targa della sua auto?» dice Sartori con l’entusiasmo di un bradipo che deve scendere dall’albero per fare il tapis-roulant.
«Ehm, uhm…» balbetta Paola smanettando sul cellulare.
Il signor Sartori mi lancia un’occhiata inespressiva. Sorrido anche a lui. Sartori butta lì un: «Andiamo fuori a guardarla?».
Sorrido ancora di più. Gesù, penso, tu non sai con chi hai a che fare. Potremmo riuscire entrambi a farti perdere la ragione e a farci percuotere in meno di trenta parole. «Metta le scarpe da ginnastica, allora» dico solo.
Sartori mi guarda senza capire.
Paola intanto trova la targa e la comunica a Sartori, che la inserisce nel cervellone elettronico.
«Ah. Volevo dirle che Guendalina…».
Sartori la guarda con la fronte aggrottata.
«Che… la mia macchina,» si corregge Paola, «ha una macchietta sul sedile del passeggero: è caduta un po' di salsa quando sono andata al McDonald’s con Carla e lei aveva…».
«Paola,» le dico, «non credo che il signor Sartori sia interessato a…».
«No no,» dice Sartori, «sto inserendo tutto: salsa, diceva? Che tipo? Ketchup o…».
«Ketchup» dice Paola.
«Bene» dice Sartori finendo di scrivere. «Altro?».
«Direi di no. La tengo come un gambino di santo» dice Paola con orgoglio.
Io tossicchio.
Paola mi tira un'occhiataccia.
Il signor Sartori intercetta il non-detto. «La carrozzeria, magari?» chiede.
«Che cosa vorrebbe insinuare?» dice Paola, stizzita.
«No, niente» dice Sartori.
«C'è un piccolo danno al paraurti posteriore» dico io.
«Ah» dice Sartori.
Paola mi guarda, spalanca la bocca e si porta una mano al petto come a dire: tradimento!
«Piccolo danno di che tipo?» indaga Sartori, sempre scrivendo al computer.
Paola fa: «Sì, praticamente diciamo che ne manca un pezzettino».
«Mm,» fa Sartori, «va bene, poi vedremo». Quindi riprende a ticchettare.
Paola mi si avvicina, fa un sorrisetto forzato e sottovoce sibila: «Non dovevi rompere i coglioni a me!».
Io alzo le spalle come a dire: l'avrebbe notato, no?
Nel frattempo Sartori sembra stia giocando a Campo fiorito. È tutto un clic qui e un clic là per i fatti suoi.
Boh, pensiamo noi. Paola attende che Sartori le chieda come vuole configurare la Bauletto Special. Vuole il kit di emergenza? (no), vuole le cromature? (no), vuole la ruota di scorta? (no), vuole i sensori per parcheggiare? (no), davvero non vuole i sensori per parcheggiare? (no!), vuole le mappe della Patagonia? (no). Ma Sartori non chiede nulla. A un certo punto si alza e dice: «Vado a stampare il preventivo».
«Certo,» dice Paola, sorridente, «grazie» dice.
Appena Sartori è lontano, mi fa: «Ma non mi ha chiesto nulla!».
«In effetti è strano».
«Ah, e complimenti per l'interpretazione del tuo ruolo, eh,» dice, «sei un vero mastino».
«Ma, sai,» le dico, «a me non piace discutere con la gente».
«Che poi,» dice lei, «per un piccolo segno al paraurti…».
«Il paraurti è attaccato con lo sputo, Paola. Per tacere del cofano ammaccato e del fatto che se azioni lo sbrinatore parte Radio Deejay».
Paola sbuffa.
Dopo un po' Sartori torna, in mano ha un foglio che non porge a Paola ma tiene sulla scrivania in modo che per noi sia al contrario.
«Ecco,» dice, «la cifra è questa».
Anche se al contrario, notiamo che la cifra è di 6.000 euro più alta della cifra che Paola aveva intenzione di spendere se le cose si mettevano male.
«Scusi un attimo,» dice a Sartori, poi gira il foglio, ma la cifra non migliora. «Ma sul sito mi veniva più bassa» dice, sconsolata.
Sartori allarga le braccia come a dire: qui non sei sul sito, qui sei nel mondo reale. Poi Paola nota qualcosa:
«Ehi, ma qui ha messo Bauletto Gpl 110 cavalli!».
«Sì» dice Sartori come cadendo da soffici nuvole di propano.
Paola stringe gli occhietti e mi guarda come a dire: rompicoglioni? A te.
«Ah, giusto» dico io, quindi mi rivolgo a Sartori assumendo la dovuta gravità: «Signor Sartori, siamo delusi. Siamo molto delusi. Avevamo espressamente chiesto una Bauletto a benzina e lei ci rifila questa specie di bombola del gas a rotelle. Inoltre avevamo parlato di 55 cavalli, eravamo stati molto chiari su questo».
«75» dice Paola.
«Per favore,» le dico, «lasciami fare. Lei ha raddoppiato questi cavalli, raddoppiando il prezzo. Chiediamo perciò un nuovo preventivo, altrimenti ci alzeremo e andremo dal suo concorrente, qui a lato, e compreremo l'auto da lui».
«Qui a lato c'è la Porsche» dice Sartori.
«Ah sì? Allora andremo all’Esselunga a comprare un'anguria. Ma non la compreremo da lei, questo è sicuro».
«Signori,» dice Sartori, «non ha senso oggigiorno comprare un'auto a benzina, tutti comprano le auto a gas».
Mm, penso, non so molto di automobili, pur avendo vinto quattordici mondiali a Grand Prix 2, ma dubito che questo sia vero.
«Io non voglio una bombola di gas in macchina, e se esplode?» dice Paola.
«Sentito la mia amica?» dico a Sartori. «Sia gentile».
Sartori si arrende e si rimette a ticchettare al computer.
«Ma non posso scegliermi gli accessori?» chiede Paola.
Sartori qui cambia atteggiamento e diventa quasi ostile.
«Sì,» dice scocciato, «che accessori vuole?» chiede come se Paola fosse una rompipalle che gli sta facendo perdere tempo. Questo mi dà veramente sui nervi. Non sopporto che un venditore di auto tratti uno stimato filosofo pluricampione del mondo di GP2 e una brillante impiegata animista lievemente bipolare come due seccatori qualunque. E fortunatamente crede che viviamo in città, finora abbiamo nascosto la nostra provenienza dalla piccola San Paco, dove la gente si lava in cortile e mangia salsiccia cruda a colazione.
Scarto una serie di risposte che mi passano in testa su un invisibile nastro trasportatore: “Come accessorio vogliamo la caffettiera, un orologio a pendolo, un sismografo, un configuratore di Bauletto”.
Prendo invece il foglio con il preventivo e comincio a dire: «Dunque… vorremmo le luci di posizione, vorremmo i cerchioni, l'aria condizionata, i finestrini elettrici…».
Sartori mi fa: «Quella è la lista degli accessori di serie».
Metto giù il foglio e dico: «Ah sì? Credevo fossero quelli opzionali. Sa, veniamo da San Paco Llorente e in più questi affari ai piedi coi lacci mi tolgono ossigeno al cervello. Dammi un po' di fegato di merluzzo, tesoro, dovresti averlo nella borsetta» dico a Paola.
«Voglio le tendine parasole» dice Paola. «Solo le tendine parasole. Odio il sole, amo le tendine. Tendine parasole».
Il signor Sartori alza un sopracciglio. «Ma quelle sono di magazzino» dice.
Non sappiamo cosa significhi. Potrebbe aver detto: “Ma l'arcobaleno sale di tre quarti sotto il comignolo azzurro” e sarebbe stato lo stesso. Il "ma" l'abbiamo capito, però, dunque diciamo: «O quelle, o andiamo alla Porsche». A comprare le tendine parasole, intendiamo. Che comunque costeranno come la Bauletto Special.
Sartori fa ancora un paio di clic, poi si alza e dice: «Vado a prendere il nuovo preventivo».
Quando è lontano, Paola mi fa: «Perché tutte le volte se ne va? Dove va a prenderlo, 'sto preventivo?».
«Non ne ho idea, forse alla Porsche. Ma sei sicura di volerla comprare da questo tizio, la macchina?».
«Non lo so, sembra che gli dia fastidio che qualcuno entri e pretenda di dargli dei soldi».
«Forse è un rapinatore,» le dico, «e i veri venditori sono legati nel retro».
«Un rapinatore lo è di sicuro,» dice Paola, «hai visto che prezzo? Per una Bauletto a gas!».
Il signor Sartori torna e noi ci ricomponiamo in fretta.
«Ecco qua» dice posando svogliatamente il foglio sulla scrivania. Ora la cifra è più bassa, ma ancora troppo alta secondo Paola, che a questo punto rinuncia. Non lo dice apertamente, ma dopo tanti anni so interpretare le sue frasi. In questo caso, quando dopo aver mormorato qualche "mmm" ripone il foglio e dice «Bene, allora vado a casa, ne parlo con mio marito e probabilmente ci vedremo entro la fine della settimana per concludere l'affare» so che in realtà sta dicendo «Fanculo!». Anche perché non c'è nessun marito.
«Come vuole» dice Sartori.
Una volta tornati sulla macchina di Paola, non senza ovviamente aver rimediato un'anguria, do un paio di colpetti sul cruscotto e dico: «Allora, Guendalina, sei contenta? Per un paio d'anni ancora non verrai sostituita!».
Paola mi guarda e scuote la testa.
«Che ho detto?» le chiedo.
«Non darle false speranze, poverina».
«Dai Paola, basta con questa storia!» le dico. A quel punto Guendalina sbanda improvvisamente verso destra, Paola la riprende appena in tempo, prima che finisca contro un albero.
La guardo, attonito.
Lei continua a guidare, tiene lo sguardo dritto davanti a sé, poi dice: «Visto?».