Il prelievo (1446)

Sabato scorso qui a San Paco Llorente si è tenuta una gara valida per la 234esima giornata del campionato cittadino di Stordimento, sport praticato con gioia da tutta la popolazione sanpacollorentese, nessuno escluso.
Per questa sessione i partecipanti erano cinque: Joey Baruffa, rispettato filosofo e scacchista; il medico di famiglia del signor Baruffa, il Dottor Paraurti; il poliziotto privato Massimo; l'impiegata Lucia e l'infermiera Rosa.
Non appena la gara comincia, il dottor Paraurti sfrutta il vantaggio del tratto e si porta in testa compilando a memoria la ricetta per il Baruffa intestandola però non si sa perché a tale Gino Teverini, residente in via Roma 14, nato a San Paco Llorente il 13 ottobre del 1930.
Pronta la reazione del Baruffa che in un baleno affianca il medico capolista intascando la ricetta senza controllare che i dati inseriti siano corretti, sicuro che tutto andrà bene poiché, si sa, nella vita tutto va sempre e solo bene. Il dottor Paraurti potrebbe aver scritto: amputazione gambe; retto-gastroscopia (in quest'ordine); soppressione. Il Baruffa andrebbe incontro al proprio destino a vele spiegate, sospinto dall’ottimistico buonumore che da sempre lo contraddistingue, predisponendolo così alle più insolite disavventure.
Arrivato al Centro Prelievi dell'Ospedale Maggiore – non che ve ne sia uno minore – di San Paco, il Baruffa viene tosto intercettato dal poliziotto Massimo, il quale pretende di esaminare al sensore (gli occhi) la prenotazione del cosiddetto Saltacoda.
Il sabato, infatti, l'accesso alla struttura è consentito solamente a chi detiene la suddetta prenotazione, che si può effettuare esclusivamente online, con riscontro immediato via e-mail dopo aver dimostrato a un robot di non essere un robot (sebbene non si capisca che genere di prelievo farebbe poi un robot).
Nonostante ciò, numerosi sanpacollorentesi, sempre impegnati a guadagnare punti per la classifica generale di Stordimento, si presentano al Centro Prelievi in una di queste tre condizioni: sprovvisti di prenotazione; muniti di riscontro cartaceo (inutile) e sprovvisti di cellulare (che in tutti gli altri momenti della loro vita tengono costantemente in mano, anche quando dormono o si fanno il bidè); pensando di essere alla Coop e chiedendo all’infermiera, al loro turno, un etto di coppa.
Il poliziotto Massimo ha il compito di mortificarli prima, respingerli poi, il tutto con la maggior maleducazione possibile, a fini pedagogici ma anche, diciamolo, un po’ edonistici. I più irriducibili vengono tramortiti con ramanzine e poi accatastati in una montagnola sul retro dell’edificio, accanto al reparto trapianti.
Prima del poliziotto Massimo, tale compito era affidato al signor Giacomo, mite anziano civile pelle e ossa al quale non veniva riconosciuta alcuna autorità e che veniva dunque scansato malamente da chiunque, bambini e cani randagi compresi, inondando così il Centro Prelievi di persone, animali e robot che non ne avevano titolo, creando uno stato di parapiglia permanente che amplificava il già notevole stato confusionale di tutti.
Ma con l'avvicendamento e il conseguente subentro del poliziotto Massimo, tutto questo è solo un ricordo, poiché il poliziotto Massimo è attento e inflessibile. Va da sé che il Sabato, giorno in cui possono accedere alla struttura soltanto i prenotati al Saltacoda, non vi è una coda da saltare, eccetto la coda del Saltacoda stesso, che però non si può saltare, non esistendo (ancora) un Saltasaltacoda. Questi i pensieri del Baruffa mentre raggiunge la struttura.
«Ce l'hai la prenotazione?» chiede al Baruffa il poliziotto Massimo, cogliendolo alle spalle. Il Baruffa si volta e lo vede: divisa, berretto, occhiali da sole tipo Chips, sorta di manganello (una rivista arrotolata) e fondina con brioche della macchinetta, gusto albicocca.
«Ce… certo» balbetta il Baruffa mostrando al poliziotto Massimo il cellulare.
Il poliziotto Massimo sembra deluso. «Mm,» dice dopo una breve occhiata al display, «puoi andare».
Il poliziotto Massimo totalizza in questo modo pochissimi punti e resta perciò relegato al fondo della classifica parziale. Uno penserebbe che tanta inflessibilità dovrebbe garantirgli uno zero tondo, ma secondo i giudici di gara ci vuole comunque un certo grado di stordimento per interpretare il ruolo del poliziotto del Centro Prelievi dell’Ospedale di San Paco come se fossi un marine che sorveglia il Pentagono.
Una volta che il Baruffa ha guadagnato la sala d’aspetto, si entra nel vivo della gara.
Di fronte ai punti già accumulati dal dottor Paraurti e dal Baruffa stesso, non vuole essere da meno l'impiegata Lucia, la quale osserva il Baruffa mentre questi le consegna la ricetta, ricetta che subito Lucia registra nel calcolatore elettronico, apponendo poi timbri e timbrini, firme e firmette, allegando scontrini, tagliandi e riscontri, rispondendo più volte “Sì!” alla domanda del (perplesso) calcolatore “Ma sei proprio sicura, Lucia?!”, facendo così pagare il ticket al signor Baruffa, e tutto senza battere ciglio dinnanzi all’eccellente stato di forma di questo splendido novantacinquenne.
Il Baruffa, dal canto suo, fa un ulteriore piccolo balzo in avanti, superando in questo modo sia l'impiegata Lucia sia il dottor Paraurti, pagando, invece che in contanti, che pure avrebbe, col Bancomat, in modo da rendere il più complicato e tortuoso possibile un eventuale processo di restituzione del denaro nel caso che, la butto lì, qualcosa, non si sa come, alla fine nella vita vada effettivamente male.
A quel punto l'unica possibilità di sottrarre il primo posto al Baruffa sembra essere nelle mani dell'infermiera Rosa, che lo accoglie con un sorriso al Box 2, lo fa accomodare in poltrona al fine di effettuare il prelievo, si fa consegnare la ricetta, la esamina, poi guarda il Baruffa, si volta verso la collega e dice: «Silvia, questo ragazzo – “se non ci si aiuta tra noi over quaranta…” pensa il Baruffa, sorridendo – è del 1930».
«Complimenti!» dice la collega Silvia dopo aver dato un’occhiata al soggetto, tornando poi a bucherellare le braccia della gente.
L’infermiera Rosa prende allora per mano il Baruffa, gli dà un lecca-lecca e lo riaccompagna allo sportello, dove dà un lecca-lecca anche all’impiegata Lucia e ne infila uno nella tasca dei pantaloni del Baruffa dicendogli: «Questo è per il tuo dottore, non perderlo».
Il Baruffa, già intento a lecca-leccare il suo lecca-lecca e completamente obnubilato dalla soave gradevolezza della sfera zuccherina, annuisce ancor prima che l’infermiera Rosa abbia terminato la frase. Nella sua testa, come sempre, solo: ruscelli, nuvole, melodie e farfalle.
L’infermiera Rosa lascia il Baruffa nelle mani dell’impiegata Lucia, quindi in pessime mani, suggerendo di annullare la pratica, poi se la squaglia. Totalizza zero punti, attestandosi come fanalino di coda.
Ai microfoni di un giornalista del Periodico Llorentese, in serata, dichiarerà di non essere al meglio della forma in questo periodo della stagione a causa di un sonno insolitamente ristoratore, e che la prossima volta non si lascerà sfuggire così tante occasioni per mettere a segno preziosi Punti Stordimento e guadagnare posizioni in classifica generale. Ricorderà poi che una sua zia, anni fa, vinse una Giornata del Campionato di Stordimento tamponando l’auto dei Carabinieri, regolarmente parcheggiata a bordo strada, con un Carabiniere a bordo, e questo evento ancora oggi viene ricordato in famiglia con un certo orgoglio.
Tornando alla gara, l’impiegata Lucia, rimasta sola con il Baruffa, potrebbe scavalcarlo in classifica e andare definitivamente in testa, e ci prova infatti preparando in fretta e furia una raffazzonata documentazione relativa a una fantomatica procedura di trentasei minuziosi passaggi, a suo avviso necessari per ottenere il rimborso. Il Baruffa ascolta solo tre dei suddetti trentasei passaggi, del resto quasi certamente sbagliati, felice per il fatto che nessuno gli bucherà il braccio, almeno non oggi, anche se probabilmente succederà domani, ma “Domani soffierà il vento di domani”, ha letto in un libro, e tanto gli basta.
«Ha capito cosa deve fare?» chiede l’impiegata Lucia in un ultimo disperato tentativo di far seguire al Baruffa la procedura (fallace) allestita in extremis. Il Baruffa si ridesta per un attimo dal suo dormiveglia e si rende conto dell'imminente pericolo: essere detronizzato all’ultimo istante dalla scaltra inseguitrice. Tuttavia non è difficile per un giocatore del suo calibro eludere quest’ultimo tentativo di strappargli il primato: «Sì» dice pensando “no”, e la documentazione è così destinata a sonnecchiare per sempre nel cruscotto della sua automobile.
Scatta a quel punto sul tabellone il numero del paziente successivo e la gara si conclude così con la brillante vittoria del Baruffa, il quale poi sportivamente invita l’impiegata Lucia, l’infermiera Rosa, la collega Silvia e i pazienti presenti in sala d’aspetto, gli acciaccati, gli azzoppati, gli anemici, i malaticci, i cardiopatici e i vecchierelli a recarsi tutti al civico 14 di via Roma, a casa del signor Gino Teverini, al fine di festeggiare insieme la vittoria e, visto che ci sono e che ormai è pagato, fargli pure un bel prelievo.

25.8.25