Danesi (1456)
Ieri sera ho visto Speak no evil, il remake americano dell'inquietante nonché omonimo horror danese, un film con un finale assurdo e agghiacciante di quelli che ti fanno pensare: chi ha scritto questo film ha qualche turba mentale, tipo La casa di Jack, di Von Trier (ma forse i danesi sono così). La versione americana cerca di sfruttare la stessa idea dell'originale, cambiando però quel finale in modo da farlo avvicinare il più possibile a La sirenetta. Mi immagino i produttori che dicono: "Bella idea, peccato per quel finale assurdo e agghiacciante. Facciamo il remake ma con un classico finale americano, non assurdo e non agghiacciante, e magari mettiamoci una bella sparatoria, che non guasta mai". Peccato che la loro versione sia scialba e, sostanzialmente, inutile. Ma ok. Quello che volevo dire è: sinossi di entrambi i film: "La famigliola A conosce la famigliola B durante una vacanza in Toscana. La famigliola B invita nella propria fattoria in mezzo al nulla la famigliola A, la quale non si sa perché accetta, ma quando arrivano alla fattoria in mezzo al nulla si accorgono che la famigliola B ha qualcosa che non va, e la situazione ben presto degenera". Bene. Vediamo adesso come andrebbe Speak no evil – prendiamo la versione americana edulcorata per fare prima – se io fossi un membro della famigliola A. Prima scena: io, mia moglie e mia figlia stiamo prendendo il sole a bordo piscina, godendoci la quiete più totale, quando si avvicina il tizio mai visto della famigliola B che mi dice «Ciao, scusa, posso prendere questa sdraio?». «Certo» dico io. «Grazie» dice lui, e poi però trascina rumorosamente la sdraio per venti metri disturbando la gente fino a Teramo. Guardo mia moglie e le dico: «Prepara i bagagli, ce ne andiamo». Titoli di coda, tutti salvi.