Loop (1358)

Se fossi in un film come Ricomincio da capo, la sinossi sarebbe: il protagonista è intrappolato in un loop temporale che gli fa rivivere continuamente lo stesso giorno, ma non se ne accorge.

18.11.24

Così sottile (1357)

Il muro della mia camera da letto è sottile. Solo uno, non so perché: quello che confina con la camera da letto del mio vicino. Ed è così sottile che quando gli vibra il cellulare penso sia il mio. A volte è il mio. Il muro è così sottile che a volte vibra il suo, ma il messaggio arriva a me. Così sottile che a volte è il suo, e il messaggio arriva a lui, ma rispondo io. Così sottile che lui dorme e io russo, anche se sono lì, a letto, sveglio. Così sottile che a volte mi addormento con la mia gatta e mi sveglio col suo cagnolino. Così sottile che lui, in realtà, nemmeno ce l'ha un cagnolino. Così sottile che, senza dover uscire di casa, glielo restituisco (e lui, a me, la gatta). Non so perché abbiano fatto un muro così sottile. Potevano farlo un po' più spesso. Forse uno dei muratori l'ha anche detto, dopo averlo tirato su: «Dovremmo farlo più spesso». E gli altri hanno detto: «Sì, è divertente». E così il muro è rimasto sottile. Ed è così sottile che il mio vicino lo sento quando ha la tosse. Anche poca. E tanto è sottile che me l'attacca. Oppure lo intravedo quando si muove, o vedo soltanto l'ombra sul mio armadio. E spesso, quando suona la sua sveglia, mi alzo io, e vado io al lavoro, dico il suo. Che quando i suoi colleghi mi vedono arrivare, ridono e dicono: «Ancora? E fatelo sistemare, 'sto muro». Ma finora lo abbiamo lasciato così, e sono già degli anni. Non ci dà troppo fastidio, si vede. Quando a volte ci incontriamo, giù in strada, o nei garage, ci salutiamo con un cenno. Non parliamo mai della sottigliezza del muro. Non parliamo di niente. Ecco, giusto se poi magari arriviamo alle rispettive macchine, e uno dei due si fruga in tasca e impreca, l'altro si avvicina e gli porge le chiavi, allora «grazie» dice uno, «ma ti pare» risponde l'altro.

15.11.24

1356

«Harrison Ford, welcome».
«What can you say on a podcast?».
«You can say anything you want. Anything you like».
«Well, fuck you».
«Already my favorite».

Conan O'Brien needs a friend, Harrison Ford

13.11.24

1355.

Abbiamo parlato di un nostro amico che era morto la sera prima, a quarantatré anni. «Oddio, ma io ne ho quarantuno!» ha esclamato un banchiere barbuto. «Non preoccuparti» gli ha risposto sua moglie, che è tedesca. «Non c'è un ordine. Non siamo in fila».

Mai ci eravamo annoiati, R. Adler

10.11.24

Un bel mistero (1354)

Nel 1937 l'autore ungherese Frigyes Karinthy racconta in Viaggio intorno al mio cranio l'operazione al cervello subita mentre era cosciente. Leggo la nota biografica in quarta di copertina dell'edizione italiana, dice: "Morì improvvisamente l'anno successivo, per cause mai chiarite". Mi ha fatto ridere. Immagino Karinthy che muore all'improvviso, mentre legge il giornale. Arrivano i soccorsi e un medico chiede alla moglie di Karinthy: «Che cosa stava facendo suo marito?». E lei: «Niente, leggeva il giornale!». E lui: «Ricorda qualche evento insolito, di recente?». E lei: «Mm, mi faccia pensare… evento insolito… no, tutto come sempre, Frigyes conduceva una vita molto noiosa». E lui: «E questa cicatrice tutta intorno alla calotta cranica?». E lei: «Eh? Ah, quella? Ma no, l'anno scorso gli hanno aperto la testa e ci hanno frugato dentro per qualche ora asportando cose, niente di che». E lui: «Un bel mistero. Va be', Peter, in cause del decesso scrivi: mai chiarite».

8.11.24

Sono solo biscotti (1353)

Questa mattina trovo il mio vecchio medico di base, il dottor Valdano, al supermercato. Ora è in pensione. Al suo fianco, la moglie. «Dottoressa anche lei?» chiedo, interessato. Poi subito dico: «Uno dei problemi del cibo è che non si capisce mai se fa bene o se fa male. Per esempio il caffè. Un giorno fa bene, un giorno no. O le mandorle: fanno bene! Ma se ne mangio cinquecento? Insomma, confusione. Allora spesso ho pensato che se potessi fare la spesa con, che so, un medico, potrei chiedere direttamente a lui». La moglie del dottor Valdano mi fa: «Non sono dottoressa». «Allora può andare,» le dico, «ma tanto che c'è mi prenderebbe due etti di pancetta?». Lei se ne va scuotendo la testa, lasciandomi lì con il dottore. Così lo prendo sotto braccio e comincio a portarmelo a spasso per le corsie. Prendo un sacchetto di Macine. «Dottore,» chiedo, «queste fanno bene o fanno male?». Lui, incerto: «Se non se ne mangiano troppe, non fanno male, sono solo biscotti». Io: «Troppe tipo?». Lui: «Eh, non so». Lo dice allargando le braccia. Io sbuffo. «Allora, dottore, Macine sì o Macine no? Dai, secco!». «No» dice lui. «Oh, ci voleva tanto? Va bene, allora non le prendo» dico rimettendo a posto le Macine. Poi ci spostiamo al reparto carne. Prendo un pezzo di montone. «Montone?» chiedo. Il dottor Valdano: «Basta non esagerare». «Eh va be'» dico io. E metto giù anche il montone. Giriamo sconsolati per un po'. Prendo la maionese. Il dottor Valdano scuote la testa. Prendo la maionese light: uguale. «Ma che cazzo» sbotto. Il dottor Valdano sospira, il carrello ancora vuoto. «Senta,» gli faccio, «prenda lei qualcosa». Il dottor Valdano prende le olive ripiene. Io lo guardo storto. «Ma c'è l'alginato di sodio». Il dottor Valdano apre il vasetto e comincia a pescare le olive con le dita. Se le infila in bocca a tre per volta. Allora io prendo un vasetto di alici piccanti, lo apro. Passa una signora e dal carrellino sfilo una pagnotta. Ci sediamo per terra e mangiamo. Il dottor Valdano dalla tasca del cappotto prende un tubetto di maionese. «E quello?» dico. Lui mi spreme mezzo tubetto nella mezza pagnotta con le alici, io non dico più niente. Dopo un po' il vasetto è già vuoto e il dottor Valdano se lo mette in tasca avvitando bene il tappo. Io lo guardo, lui mi fa: «Bevo dopo l'alginato». «Le piace, eh?». Lui sorride. Poi arriva la moglie. «Ecco dov'eri!» dice. «Mi cercava?» dico io. «Non tu, mio marito» dice lei. «Mi cercava?» dice il dottor Valdano, alzandosi. «Hai mangiato olive ripiene?» chiede la moglie. «No!» dice il dottor Valdano. Lei guarda me. «No!» dico io. Poi mi alzo. «Ha preso la pancetta?» le chiedo. Lei mi porge il pacchetto. «Ecco, sono tre euro e cinquantanove centesimi» mi fa con la mano tesa. Io prendo il pacchetto, lo apro e comincio a farcire la pagnotta con la pancetta, poi la rompo in tre parti e ne distribuisco due. Ci sediamo tutti e tre e mangiamo. «Farà male ma è buono» dico. Il dottor Valdano annuisce. La moglie fa: «Vado a prendere una bottiglia».

7.11.24

1352.

Un vecchio amico mi raccontò che la sorella di un suo amico aveva problemi sessuali. Oh, dissi io. Mi disse che una volta, quando erano entrambi in Bolivia per un convegno, lui ci aveva provato. Lei non era interessata. Le aveva chiesto perché. Lei aveva detto «Non mi attrai fisicamente». E basta. Lui aveva concluso che avesse dei problemi.

Mai ci eravamo annoiati, R. Adler


4.11.24