184.

Ho acceso la tv, c'era un geologo, avrà avuto settant'anni, e ha detto che i ghiacciai dell'Islanda si stanno ritirando, vedete il ghiacciaio alle mie spalle?, ha detto, si sta ritirando al ritmo di sessanta metri l'anno e se non facciamo qualcosa tra due secoli non ci sarà più. Mi ha fatto ridere. Poi ho pensato che magari in quel preciso momento dal lato opposto del ghiacciaio c'era un ghiacciaio che intervistava il ghiacciaio per la tv dei ghiacciai e il ghiacciaio diceva: vedete il vecchietto alle mie spalle? Si sta ritirando di sessanta millimetri al giorno e se non facciamo qualcosa tra due anni non ci sarà più.

18.12.17

181.

Ormai vedo solo gente tatuata, in giro. Non che vada in giro. Al supermercato ieri ho visto una vecchietta, tatuata anche lei. Ancora un pochino, ho pensato, e poi i veri duri saremo noi che di tatuaggi non neabbiamo neanche uno.

16.12.17

177.

Stanotte ho sognato che aggiustavo il termosifone, ero felicissimo. Poi mi sono svegliato e ho capito che era stato un sogno, ero tristissimo. Stamattina quando mi sono alzato ho preso una pinza e sono intervenuto sulla valvola del termosifone come avevo fatto nel sogno, ero sicuro al cento per cento che sarebbe ripartito, ho avuto anche alcune allucinazioni uditive dell’acqua che ricominciava a fluire, ma non è ripartito. Allora mi sono detto: i sogni son desideri (cit.). E anche: un desiderio non è un fatto (cit.). Anche se secondo me lo è, un fatto. Ma stavo per chiamare l’idraulico. Ma poi ho detto: è impossibile che non funzioni, che abbia sognato un sogno così preciso, con il metodo preciso per aggiustarlo, e che non si aggiusti. Ho ripreso la pinza e sono tornato in bagno, con Gateau seduta sul water che mi dava indicazioni, mi sembra che mi abbia anche detto «ce la puoi fare, niente è impossibile, impossibile è niente, fallo e basta, just do it (cit.)». E l’ho fatto. E ora il termosifone funziona. Ho risparmiato trentatré euro e novanta di chiamata dell’idraulico, ho pensato, ho dei pensieri molto precisi, trentatré euro e novanta risparmiati grazie a questo mirabile intervento autonomo, stavo pensando proprio quando mi ha telefonato il mio amico Giorgio che mi fa: «Senti, per caso ti interessa una bottiglia di Philipponnat a trentatré euro e novanta?». Guarda tu, alle volte, le cose.

11.12.17

174.

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Ho incontrato un mio amico che mi ha chiesto come andava con la gattina. Benissimo, gli ho detto, è come mia figlia. Non ne prendi un’altra?, mi ha chiesto, così le fa compagnia. Non vorrei turbarla, gli ho detto io, metti che poi è gelosa? Eh sì può succedere, mi ha detto lui. E poi per me è già un bell’impegno così, gli ho detto, sai, l’alimentazione, l’igiene, le vaccinazioni, il dottore, la scuola, spazzolare il pelo, le lezioni di nuoto. Sì, lo capisco, mi ha detto lui, è un bell’impegno. Tu ne hai due?, gli ho chiesto poi. No, no, mi ha detto lui, ne ho diciotto.

10.12.17

173.

Stamattina mi sono svegliato e ho detto: voterò per il partito animalista. Gateau era d’accordo. Così ho cercato in rete se c’era un partito animalista, e c’è, e se aveva un programma, e ce l’ha, però dice delle cose strane, per esempio che si impegneranno per proteggere gli animali nel percorso verso il macello e per garantire le migliori condizioni di vita dell’animale prima della macellazione. Ma questo qui non è un partito animalista, ho pensato, questo qui è uno scherzo. Allora mi sa proprio che devo fondarlo io un vero partito animalista, se poi voglio votarlo.

9.12.17

171.

Tra l’altro fa impressione pensare che oltre a questo taccuino di spazzatura ce n’è uno di spazzatura ancora più spazzaturesca.

6.12.17

170.

Ogni anno apro un foglio elettronico, lo chiamo Appunti seguito dall’anno in questione e ci scrivo dentro degli appunti che poi però regolarmente né rileggo più né uso più né ricordo più. Perciò nel 2018 ho deciso che lo chiamerò Spazzatura, Spazzatura 2018, mi fa anche venire più voglia di scriverci.

167.

Un tale si presenta un giorno in un albergo e chiede una camera. Gli dànno il numero 35. Scendendo, qualche minuto più tardi e restituendo la chiave al portiere, dice: «Scusi tanto, non ho memoria. Se permette, ogni volta che tornerò all’albergo, vi dirò il mio nome: Monsieur Delouit. E ogni volta mi ripeterete il numero della mia camera». «Bene, signore». Poco più tardi, torna, socchiude la porta: «Monsieur Delouit». «Numero 35». «Grazie». Un minuto più tardi, un uomo straordinariamente agitato, coi vestiti coperti di fango, tutto sanguinante e ridotto a un aspetto quasi disumano, si rivolge al portiere: «Monsieur Delouit». «Come? M. Delouit? Ci vuole prendere in giro. M. Delouit è salito ora». «Scusi, ma sono io… Sono caduto dalla finestra. Il numero della mia stanza, per piacere?».

Nadja, A. Breton


1.12.17

156.

Una volta, era una domenica mattina di qualche anno fa, stavo leggendo un libro di Thomas Bernhard e a un certo punto era così un piacere leggere un libro di Thomas Bernhard che mi sono detto: be’, qualunque cosa accada, avrò sempre Thomas Bernhard. Adesso mi sembra impossibile aver pensato una cosa così. Non per Thomas Bernhard, ma che leggere un libro possa dare una sensazione così. E mi viene in mente che quando avevo diciassette o diciotto anni, mentre i miei amici uscivano, io il sabato sera stavo in casa e leggevo, e anche lì c’è stato un momento che ricordo bene in cui stavo leggendo una raccolta di novelle di Herman Hesse e ho pensato: mamma mia che felicità essere qui a leggere le novelle di Herman Hesse. Provavo proprio pena per i miei amici, che erano fuori a divertirsi.

17.11.17

152.

Donne, non andate dal chirurgo plastico, siete già brutte così.
(Su Wu magazine di novembre, qui.)


13.11.17

146.

«Chi ha detto che è?».
«Henry Molise. Tuo cognato».
«Be’, santo cielo. Henry Molise. Come mai da queste parti, Henry? Stai scrivendo un altro di quei romanzi di merda? L’ultimo mi ha fatto vomitare. L’ho bruciato, perché i bambini non si contaminassero. Dio, che maniera di guadagnarsi da vivere!».

La confraternita dell’uva, J. Fante


7.11.17

132.

«Mi scusi, quanto costa quello?».
«Vede, signore, più che “quanto costa?”, la domanda dovrebbe essere “quanto vale?”, considerato che…».
«Sì ma la domanda è “quanto costa?”».
«È sicuro?».
«L’ho fatta io».
«No perché a volte uno vuole una risposta ma sbaglia la domanda».
«Io voglio sapere qual è il prezzo e la domanda è “qual è il prezzo?”».
«Sì, certo, certo… eh eh… però, lei mi insegna che…».
«Quando?».
«In che senso?».
«Quando gliel’ho insegnato? Ci siamo appena conosciuti e le ho solo chiesto il prezzo».
«Be’, certo, ma si vede che lei è una persona intelligente e…».
«Dice che infondo insegnamenti solo con il mio aspetto?».
«No, ma da come ragiona si capisce che…».
«Ho solo fatto una domanda, non ho ragionato».
«Vede! Lei ragiona eccome, signore mio!».
«Sarà… tornando al prezzo…».
«Certo. Però quello che volevo dirle è che alla fine il prezzo è solo un numero, no?».
«Cioè non le devo dei soldi per portarmi a casa l’articolo?».
«Sì, chiaro, ma in astratto, dicevo, il prezzo è solo un numero, mentre…».
«Che numero?».
«Aspetti… mentre molto più importante del prezzo è il valore di un bene».
«E a quanto ammonta il valore del bene in questione?».
«Molto più del prezzo! È questo che sto cercando di spiegarle».
«Quindi devo darle più soldi di quanto effettivamente costa?».
«Eh? No, no… certo che no! Lei può avere una cosa che vale molto a un prezzo che, rapportato al valore, è poco».
«Quanto poco?».
«Questo dipende dalle opzioni che sceglierà per arricchire la sua offerta. Ne abbiamo tantissime, studiate in modo da rendere il prodotto adeguato alle sue esigenze e…».
«Le opzioni possono far scendere il prezzo?».
«Ehm, no».
«Le opzioni fanno salire il prezzo?».
«E il valore!»
«Ma il prezzo?».
«Sì, anche il prezzo».
«Nessuna opzione. Allora, questo prezzo?».
«Nove euro».
«Troppo».

19.9.17

131.

Stamattina volevo sapere quanto costa una cosa, allora sono andato sul sito e ho trovato sia la domanda sia la risposta. La risposta diceva: «Più che “quanto costa?” la domanda dovrebbe essere “quanto vale?”, perché il prezzo di per sé è solo un numero». Mi ha fatto ridere.

18.9.17

129.

Cervelli al rallenty, o anche Var, su Wu magazine di settembre, qui.



14.9.17

127.

È venuto fuori, ho letto, che uno che era stato indicato come l’assassino in realtà non era l’assassino ma solo uno che si chiamava come l’assassino, e allora lo stesso giornale che lo aveva indicato come l’assassino lo ha contattato e intervistato per chiedergli come si sente adesso che tutti pensano che sia l’assassino? Lui ha detto che, quelli che hanno detto che era l’assassino, li avrebbe portati davanti alla legge, e il giornale ha detto: fa proprio bene.

11.9.17

122.

Sono andato a pranzo dai miei. Mia madre ha fatto il pesce spada e lei e mio padre mangiavano questo pesce spada e mia madre continuava a dire «buono questo pesce spada, no? Non sa di pesce. Di solito sa di pesce, invece questo no. Molto buono».

26.8.17

120.

Periodicamente quando vado a fare la spesa mi dico: dai, mangiamo un po’ di frutta. Così prendo tre o quattro mele. Mentre le prendo penso: ma guarda come sono belle le mele, perché non le prendi tutti i giorni? Guarda come sono colorate, e come sono buone, dicono, dolci e succose. E quanto fanno bene. E così dicendo riempio il sacchetto. Quattro, cinque, sei mele. A volte ho preso anche un chilo di mele, non so cosa avessi in mente. Comunque poi regolarmente succede questo: torno a casa, metto il sacchetto di mele da qualche parte, oppure le tolgo anche dal sacchetto e le dispongo in un portafrutta, di solito una ciotola o un piatto, visto che, non mangiando frutta, non abbiamo portafrutta, e le mele restano lì, un giorno, due giorni, tre giorni, una settimana, due settimane, un mese, due mesi, è incredibile quanto durino le mele, penso a volte quando passo e le guardo. Mi è capitato anche di spolverarle.

25.8.17

111.

Chi si preoccupa di quello che succederà – alle persone, al pianeta, al patrimonio – dopo che sarà morto, e dunque secondo questa prospettiva fa delle cose mentre è ancora in vita, per esempio testamento, non sciupare l’acqua, scrivere delle lettere, dei libri, tenere un taccuino elettronico, secondo me non ci crede mica così tanto, nella propria morte.

7.8.17

110.

Adesso che ho l’età che ho vedo molto chiaramente tutte le cose stupide che ho fatto e che ho pensato dieci, venti e tren’tanni fa, mentre tutto quello che faccio e penso oggi mi sembra intelligente, proprio come dieci, venti e trent’anni fa.

1.8.17

105.

«Abbiamo fatto tutta la Val Camonica».
«Tutta?».
«No, non tutta. In effetti non siamo appena tornati, né tornati da molto, visto che non siamo mai partiti. Niente vacanze quest’anno. E posso smettere di usare il plurale: mio marito mi ha lasciato da sei mesi e si è portato via i bambini. Sono rimasta a casa da sola. Casa. Se si può chiamare casa una scatola di cartone sotto un ponte».
«…».
«Ponte…».

2.7.17

104.

Un uomo e una donna conversano nelle vicinanze.
Lui: «Vacanze?».
Lei: «Appena tornati».
Lui: «Da dove?».
Lei: «Abbiamo fatto tutta la Val Camonica».
Lui: «Tutta?».
Se ti ha detto tutta l’avrà fatta tutta, penso io, che cosa potrà mai risponderti, adesso, «No, in effetti no, ti ho mentito, scusa»?
Lei: «No, non tutta».

103.

I nostri amici avevano in visita un nipote esistenzialista di ventun anni. Si è messo a spiegarci perché non esistevamo. O forse esistevamo. Gli abbiamo detto: «Guarda, abbi pazienza, tutte queste cose le abbiamo lette anche noi. Lasciaci perdere. Non abbiamo voglia di star qui seduti a soffrire, abbiamo voglia di andare a sciare».

Inganno, P. Roth


28.6.17

100.

Oggi invece sul Corriere ho letto che una delle piccole abitudini giornaliere per essere felici è pulire i denti con il filo interdentale. Un paio di settimane fa sempre il Corriere diceva che usare il filo interdentale è inutile. Oggi è tornato utile. Ma soprattutto, dice l’articolo, secondo la American Dental Association non usare il filo interdentale può causare demenza.

26.6.17

94.

Vomitare civilmente, su Wu magazine di giugno, qui.


13.6.17

93.

Thomas mi ha spiegato che si prenderebbe subito una moglie, ma che dovrebbe essere una specie di serva. Per più di dieci minuti, come è già accaduto spesso, ha elencato tutto quello che per lui una moglie non poteva fare o essere. Una moglie come aveva avuto suo nonno, una così gli sarebbe servita. Quella aveva sfregato (il pavimento in legno, ogni settimana), sapeva ricevere gli ospiti, sbrigava incombenze sgradevoli negli uffici, scriveva belle lettere, tollerava che il nonno non le rivolgesse la parola per una settimana senza chiedere il motivo, già, e insieme hanno anche fatto tre figli. Certo, anche a me piacerebbe averne una, per il letto, ma su tutto il resto avrei poi talmente tanto da ridire che la butterei fuori di casa dopo due giorni. Una moglie per me non esiste. Oppure sarebbe la fine di tutto. Non riuscirei a scrivere più niente. Thomas ha aggiunto: per questo motivo presto mi comprerò del bestiame

Un anno con Thomas Bernhard, K. I. Hennetmair


9.6.17

92.

Thomas ha detto: ce ne sono dappertutto di cialtroni incapaci che non ne fanno una giusta. Thomas è rimasto fino alle diciassette e abbiamo stabilito che sarei andato subito all’agenzia e poi gli avrei fatto sapere. Mi ha suggerito di dire loro che si meritavano tutti e tre il taglio della testa, e le teste, con le lingue fuori, dovevano essere appese in vetrina insieme al cartello: «Hanno venduto informazioni e biglietti sbagliati». Dovevo portarmi dietro una scure.

Un anno con Thomas Bernhard, K. I. Hennetmair


8.6.17

89.

Gateau ha un metodo infallibile per capire se una cosa è commestibile: mangiarla.

24.5.17

87.

All’ultima assemblea ho proposto un’idea che mi sta a cuore da tempo e che credo possa offrire un beneficio a tutta la comunità: i parcheggi per imbecilli. In pratica si tratterebbe di posti gratuiti per chi appartiene a questa categoria di persone, collocati più o meno su tutto il territorio comunale, dal centro alla periferia, nei pressi di ristoranti, campo sportivo (in una percentuale vicina al novanta per cento), teatri (cinque per cento), discoteche (cento per cento) e via discorrendo. Nei prati appena fuori il centro abitato verranno allestiti enormi parcheggi per imbecilli e all’uscita verrà installato un citofono con la scritta RECLAMI, e chi lo suonerà prenderà la scossa.
(su Wu magazine di maggio, qui.)


15.5.17

82.

Giorni fa parlavo con un amico e gli ho detto questa cosa, cioè che per parlare con la gente mi serve del vino pregiato, altrimenti la noia mi uccide. Anche con te, adesso, gli ho detto, senza questo bicchiere di vino pregiato non ce la farei.

22.4.17

79.

Le persone che guardando un quadro completamente bianco in un museo dicono «questo saprei farlo anch’io!», in realtà non saprebbero farlo. Ho dimostrato perché su Wu Magazine di aprile, qui.


13.4.17

77.

Da che ricordo ho sempre avuto dei problemi con la linea internet. Be’ magari sempre no, ma è più il tempo in cui ho avuto dei problemi che il tempo in cui non ne ho avuti, questo sì. Adesso, però, avevo una linea che non me ne dava, così ho pensato di cambiare con una che me ne dà, mi sembra più adatta a me.

5.4.17

73.

Come un bambino in preda a un accesso di collera, lei restava impigliata nel suono delle proprie urla. Urlava perché stava urlando, urlando, urlando, come se costruisse una stanzetta di rabbia, con se stessa al centro. Era tutta sua. Comandava lei. Io non ero ammesso. I suoi occhi e i suoi denti sfolgoravano, neri e bianchi, ogni particolare esagerato e contorto come il maelstrom che le si agitava dentro. Non c’era niente di erotico in quell’immagine, eppure a volte passavamo dalle urla al sesso. Non era richiesto passaporto. Non c’era neppure un confine. Il tempo era frammentato, causa ed effetto non esistevano, e neanche si poteva dire che una cosa portasse verso l’altra. Come in una metafora, una cosa era l’altra.

Sylvia, L. Michaels


31.3.17

72.

Quando vado a prendermi una pizza, poi quando me la danno, la pizza, mi dicono «buona serata». Non so cosa si immaginano che faccia, da solo, dopo aver mangiato la pizza.

27.3.17

71.

Due righe su Zeman, l’allenatore più perdente della storia, su Wu di questo mese, qui.


22.3.17

66.

Oggi con le mie amiche Carla e Paola sono andato al cinema a vedere Autopsy, un horror su un medico legale e suo figlio che dissezionano un cadavere misterioso. A parte che mi sarebbe bastato un medico legale e suo figlio che dissezionano un cadavere, come horror, ma va bene, questo qui era anche misterioso. In sala eravamo in sei o sette e prima che cominciasse l’horror con la dissezione del cadavere è passato il trailer de La bella e la bestia, il classico della Disney, ed eravamo tutti più o meno d’accordo sul fatto che non potevamo perdercelo.

12.3.17

67.

Poi è cominciata l’autopsia e ho fatto severi sforzi per non vomitarmi sulle scarpe.

61.

Oggi un uomo mi si è avvicinato e ha borbottato qualcosa. «Come, prego?» gli ho detto io. E lui: «I peperoni a quattro e novanta sono un ladrocinio».

2.3.17

59.

Qualche volta sappiamo, nei fumi di una sbronza o sotto l’influsso della musica, che c’è un mondo, e in esso un cuore, e nel cuore una corda la cui vibrazione genera realtà. E con la realtà c’è la musica e la verità e la solidità di ciò che è stato fatto secondo le regole dell’arte. Far nascere questa realtà grazie a una qualsivoglia specie di travaglio maschile non è soltanto l’unica cosa che l’uomo può fare: è anche l’unica cosa che può fare l’impoverita umanità, incarnata nell’uno come nell’altro sesso; è il contributo umano all’universo.

L’astore, T. H. White


27.2.17

55.

«Tu che cosa fai nella vita?».
«Io? Non faccio niente».
«Ma è bellissimo».

21.2.17

50.

Così i vecchi maestri falconieri avevano escogitato una maniera di addomesticarli priva di qualunque crudeltà visibile, e la cui crudeltà celata ricadeva sull’istruttore non meno che sull’uccello. Tenevano sveglio il falco, e non pungolandolo o mediante qualche mezzo meccanico, ma camminando incessantemente con il loro allievo sul pugno, e rinunciando quindi essi stessi al sonno. Il falco veniva «costretto alla veglia», privato del sonno da un uomo altrettanto insonne, giorno e notte, per due, tre, e perfino nove notti consecutive. Solo agli istruttori più stupidi poteva capitare di arrivare a nove notti: il genio riusciva nell’impresa in due, e l’uomo di media capacità in tre. Per tutto il tempo l’istruttore trattava il suo prigioniero con una cortesia, una gentilezza e una premura illimitate. Il prigioniero non sapeva che a tenerlo sveglio era un deliberato atto di volontà, ma soltanto che era sveglio, col risultato che, troppo intontito dal sonno per badare a ciò che accadeva, finiva con l’abbassare la testa e le ali e addormentarsi sul pugno. Diceva a se stesso: «Sono così stanco che accetterò questo strano posatoio e accorderò la mia fiducia a questa strana creatura, qualunque cosa pur di riposare».

L’astore, T. H. White


12.2.17

49.

Oggi vado a pranzo dai miei e mio padre mi racconta che il suo primo datore di lavoro era un brav’uomo «perché non si arrabbiava mai con la gente, sempre con se stesso. Adesso è morto» mi dice. «È morto anche il secondo» aggiunge. «Come si arrabbiava solo con se stesso?» gli chiedo io, e lui mi dice che era sempre gentile con gli operai e con i clienti e con tutti, ma la rabbia la scaricava su di sé borbottando e imprecando. «Interessante» gli dico. Poi lui va avanti a raccontare e mi parla di una signora che aveva tanti gatti e che viveva al confine con la fabbrica e mi dice che una volta il suo primo datore di lavoro le aveva tirato contro un martello da fabbro e le aveva sfondato una vetrata. «Quello che non si arrabbiava mai con gli altri?» gli chiedo. «Lui» mi dice mio padre, ridendo. «Per fortuna» gli dico io. «Be’,» mi dice lui, «prima o poi doveva esplodere».

7.2.17

42.

Gateau.


29.1.17

41.

Ho letto oggi che se sorprendi un gatto a fare qualcosa che non va e lo rimproveri duramente, lui non imparerà che quella cosa non va fatta, ma che va fatta quando non ci sei tu.

27.1.17

40.

Oggi è venuta a trovarmi la mia amica Carla. Poi è venuto a trovarmi anche il tecnico della caldaia, anzi è venuto a trovare la caldaia. Quando l'ha aperta, Carla ha visto com'era fatta dentro ed è rimasta molto stupita.
«Ah è così una caldaia, dentro?» ha detto.
«Sì,» le ho detto io «come pensavi che fosse?».
«Me la immaginavo tutta piena d'acqua».
«Tipo un acquario?».
«Sì».

26.1.17

39.

Io, quando uno per convincermi di una cosa mi dice «credimi», non gli credo quasi mai.

25.1.17

33.

Quando parlo non so mai che cosa dirò e dunque mi ascolto sempre con grande curiosità e interesse.

19.1.17

31.

Ieri, in un ristorante, c’erano dei piatti che sembravano dei quadri. Per esempio, l’antipasto di pesce crudo, mi hanno portato una tavolozza con dodici combinazioni e insieme al piatto mi hanno portato anche la mappa, e a quel punto il cameriere ha guardato bene il piatto e ha detto «mi scusi, è storto», che a me sembrava dritto, e lo ha girato, e dopo averlo girato è sembrato più contento, e anche io mi sono sentito meglio.

16.1.17

29.

Pensavo: ho sbagliato il paragone. Se negli acquari dove ci sono i pesci puoi buttare un pesce pulitore, nelle case, dove ci sono le persone, non puoi mica pretendere che ci sia un gattino o un cane, a occuparsi delle tue immondizie. A rigor di logica ci dovrebbe essere una persona. E infatti c’è, pensavo, e si chiama donna delle pulizie. O, come la chiamerò d’ora in avanti, persona pulitrice (o essere umano pulitore, che sembra più scientifico).

14.1.17

28.

Ieri un mio amico mi ha detto che quando aveva l’acquario, un giorno ha comprato due pesci pulitori, che sono quei pesci che li metti nell’acquario e te lo puliscono da tutta la sporcizia, peccato non ci siano anche, tra tutte le razze di gatti e di cani, per esempio, ho pensato, dei gattini pulitori, o dei cagnolini pulitori, che quando arrivi a casa li lasci andare e cominciano a pulirtela tutta. Comunque lui ha preso questi due pesci pulitori, e il venditore di pesci gli ha detto questi qui mangiano e intanto puliscono, al che il mio amico ha pensato ma se mangiano vorrà anche dire che poi espellono, quindi forse puliscono in un primo momento, ma poi, necessariamente, in un secondo momento sporcano, anche se magari mangiano più di quanto smaltiscano, e quindi forse il bilancio pulizia/sporcizia alla fine è in positivo. A ogni modo il venditore di pesci gli ha detto questi qui mangiano e intanto puliscono, puliscono sia l’acqua che il vetro dell’acquario, ma vanno anche sotto il fondo e puliscono anche lì. Allora il mio amico è andato a casa con questi due pesci pulitori, li ha presi, li ha buttati nell’acquario e, mi ha detto, i pesci pulitori sono subito andati sotto il fondo e sono scomparsi e da quel momento lì non li ha mai più visti.

24.

C’è questo tizio, in America, che ha ucciso delle persone, è stato arrestato e processato. In aula ce l’hanno mandato con il giubbotto antiproiettile, per paura che qualcuno lo uccidesse. Quindi è stato condannato a morte.

11.1.17